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4º giorno
Non dormo non mangio più, ho fatto un fuoco grande tentando invano di illuminare Gran Burrone tutta la notte, ma non si riesce a vedere niente, so solo che quando butto giù qualcosa l’Animale divora sbuffa raspa sbrana in momenti che sembrano eterni nei quali la giungla tace e il respiro mio e del mondo si fermano.
Passo le lunghe ore della notte a parlargli a parlargli di me e di quanto l’abbia atteso. Tutta la mia vita ora mi sembra un’attesa ed una preparazione a questo momento e glielo dico glielo confesso dichiarandogli il mio amore la mia resa e la mia paura, il terrore che mi dà il pensarci ogni volta che devo riconoscere ch’è vero che non è un sogno che i funghi sono saliti e scesi e Lui è rimasto, anzi Lui ed io, soli, nella giungla nera.
O fossi morto? Questo è il sospetto: perché non viene più nessuno? quattro giorni senza visite al Banyan Tree… è mai accaduto prima? non ricordo la memoria non è il mio forte l’unica memoria vera è quella della lunga attesa, di una adolescenza passata arroccato sul davanzale ad aspettare gli alieni che mi portassero via, anni pronto a saltare sul disco volante appena fosse arrivato ed io ch’ero sicuro che prima o poi sarebbe venuto. La solitudine fra i miei simili la tristezza, poi. Ed ora è venuto è qui e glielo dico, ci credo e lo ringrazio.
O fossi morto e mi aggiro in una giungla di cui non vedo più gli abitanti? solo Lui il Demone che si sta preparando a sbranarmi, o stessi in realtà ascoltando i rumori delle bestie che divorano il mio cadavere? metto più legna al fuoco, non so che altro fare, che ci sia il fuoco all’inferno si ma che si alimenti pure colla legna? Ma la gente, la gente che ho visto al villaggio, quei pochi cui mi son concesso, il gestore dell’alimentari, quello sì quello poteva ben esser morto con quegli occhi vacui a contare i soldi… ma poi che esistano i soldi all’inferno… le stesse rupie indiane… però no, la vecchietta che mi vende l’olio di cocco, che me lo versa direttamente nelle mani quando ho solo pochi spicci dopo le mie abluzioni e me lo massaggio in testa sul corpo ed ha sempre così tanto odore di vita di fresco l’olio di cocco… be’ anche agli antichi egizi si offrivano oli e balsami nella tomba perché evidentemente nell’Aldilà si usano… ma la vecchietta che 10 anni fa quando son arrivato la vidi così vecchia che pensai, devo confessarlo, meglio comprarle l’olio subito a questa vecchietta che magari domani già se ne va in paradiso… e che ancora oggi invece è lì al suo posto uguale solo con più righe sul suo volto di cuoio ogni giorno seduta al suo angoletto sotto la palma col suo bidone di latta d’olio di cocco liquido per il calore e lei lì uguale che non suda che sorride che non si arrabbia mai anche se arrivo con dieci paisa, centesimi di rupia! E che quest’anno quando mi ha rivisto mi ha baciato, lei alta una spanna mi ha preso la testa fra le mani quando ero lì inginocchiato per ricevere l’olio e di sorpresa mi ha baciato la guancia e mi ha detto che oggi aveva già mangiato: una tazza di tè! Be’ lei mi pare troppo viva troppo attaccata alla vita come un’edera rampicante, troppo luminosa troppo piena d’amore e di gioia, è lei la prova definitiva che non mi aggiro nell’Ade fra i fantasmi che sono vivo, che è tutto vero!
Amo quest’ora, l’ora che precede l’alba, l’ora magica per eccellenza l’ho chiamata in poesia in un altro tempo in un altro mondo, a Oaxaca in Messico…
en la madrugada la luz
que se vislumbra desde atrás
lo rinde, el cielo, transparente
pero no se trata solo de este
que lo disuelve de todo y,
para un rato, se deshace su solidez.
Ya no hay mas estrellas
y aún no hay sol...
Nada de concreto adihere
a la vuelta celeste
y es como si no exista de todo
y el camino sea libre
entre nosotros y los dioses.
E sto qui oggi ad aspettare la luce, ansioso voglio la luce dopo tanto amore per la notte per l’oscurità ora son qui bramoso ad aspettare il Sole. Il Sole!
5º giorno
E si che ieri alla fine il sole è venuto, implacabile altissimo forte vivo, e mi ha tenuto vivo… a stento… non succedeva niente… non ho sentito niente, non è venuto nessuno, non viene mai più nessuno, l’aria era pesante calda non si respirava, in gola tenevo un nodo, il nodo di un passato che non se ne va che alligna nel collo nelle spalle il passato di una tristezza antica inesorabile il passato ingombrante nel presente e che, implacabile! cerca di dilagare nel futuro, di colonizzare la mia intera vita.
E poi che avrà questo passato di tanto male di tanto vergognoso di tanta colpa?
Ma se ne andassero affanculo colle loro paranoie, non son le mie, non son le mie, non son le mie… ed allora ieri al mezzodì dopo ore di vana attesa me ne son andato al villaggio, ma non a comprare offerte stavolta, non a comprare cibo per me e per il diavolo, no, son andato in cantina stavolta, lì sotto le palme.
Un angolo, i francesi non mancavano e mi son unito a bere coconut fenny & cola. Aspettavano la roba loro, ed io che? La greca era andata in città a comprar morfina, loro scimmiati lì ad attendere, io scimmiato lì a dimenticare, a dimenticare la mia scimmia, il mio animale che un tempo avevo sulle spalle, come il corso qui vicino a me che si dimena raccontando con voce stridula le sue gesta napoleoniche... solo waterloo; e che ora invece della scimmia... da me ho l’Animale, quel cazzo di Visitor, quell’esser d’altri tempi che viene e non viene, che si annuncia e non si vede, che se venisse mi cacherei sotto dalla strizza, e che se non viene mi ubriaco e mi ubriaco e mi ubriaco e non ce la facevo più ad aspettare la morfe coi francesi che poi ho smesso io e da tanto ed allora chi se ne frega me ne vado me ne vado e mi son risvegliato stamattina in cima alla collina a metà strada per il banyan tree buttato a un lato del sentiero, fra pietre e fili d’erba.
Il sole implacabile mi risveglia, la testa mi sbatte come uno speaker da milioni di watt, l’ansia mi attanaglia. La rabbia antica, la rabbia che divora noi, noi che lo spirito lo udiamo, lo udiamo parlarci però non lo ascoltiamo, senza scuse, senza più scuse, il peccato originale è niente, qui la colpa si ripete inesorabile… e il suicidio, il suicidio non funziona, non ha mai funzionato, con me dico, ché all’ultimo cambio idea.
Idee da ubriaco idee dei postumi… per fortuna ricordo che in cantina prima d’esser troppo andato ho comprato un mezzo litro di fenny e l’ho infilato in borsa senza che i francesi mi vedessero, cazzo se avevo brutte intenzioni! gli occhi più grandi dello stomaco mi diceva mamma… ma forse è che il mio stomaco di oggi è vuoto e così do un sorso al fenny che mi scalda subito e mi si chiariscono le idee e vedo gli alberi di cajù a duecento metri e vado a fare colazione.
È buono il cajù, ti leva la fame e ti tira su, però su davvero, con una decina vai avanti tutto il giorno, solo succhiati, la fibra non si mangia, solo le scimmie la mangiano e verde acerba, però metà frutto, poi lo buttano via l’altra metà, sarà un vecchio contratto cogli insetti che continuano a rispettare senza sapere se è ancora valido, in vigore, e se le firme son autentiche, come noi insomma, noi scimmie colla parola.
E lì sull’albero a ricordare di quando appena arrivato a Goa ragazzino il bus stracolmo d’indiani fora la ruota e tutti giù ad aspettare e gl’indiani a succhiare i cajù ed io che non li avevo mai visti attratto da quel seme a forma di feto fuori, sì il cajù il seme ce lo ha fuori, quello che poi si tosta per tirarci fuori l’anacardo, ingenuo io ventenne domando se si mangia e tutti i bastardi a dirmi siiii, ed io che mordo e le labbra che mi scoppiano e mi brucia tutta la bocca piena d’acido e tutti a ridere i figli di puttana indiani vigliacchi che son non violenti da soli ma se son più di quattro già si montano la testa ed infatti Gandhijì l’hanno ucciso loro; e le labbra mi si gonfiarono a dirigibile good year, buon anno, benvenuto a Goa!
E allora coll'ebbrezza che comincia a scorrermi per le vene credo sinceramente che il terrorismo sia nobile: muoia Sansone con tutti i filistei! Poi ci dicono ch’è roba mussulmana quando noi (noi?) ce l’abbiamo nella Bibbia il kamikaze, ed a Pescara gli hanno fatto il monumento a Raffaele Paolucci il kamikaze locale, ed il cinturone esplosivo è affascinante come le nere vedove sexy incappucciate che l’indossano. S’i fossi foco arderei lo mondo! Così nasce la lingua italiana, e giù un altro sorso di fenny che mi fa sentir vivo che se ne va la tristezza e mi traveste da vivo.
Vado al Banyan Tree, chiaro non c’è nessuno, non vengono più gelosi forse come sono del mio rapporto coll’Animale, coll’animale che non esiste ch’è solo nella mia mente malata, malata di sobrietà, malata di non stare colla banda giù al lago a fumare o in cantina a bere a godermi la vita insomma come siamo nati per fare. Cazzo che nervi! che son venuto qui a fare? magari giù in spiaggia c’era qualche ragazza sola e affamata d’amore come me. Mi faccio un altro sorso, cazzo sta per finire la bottiglia! Puttana ladra potevo pensarci prima! Mi arrampico sull’albero a cercare la busta, no, non i vecchi tempi in cui cercavo la busta di polvere, e ce ne avevo nascoste dappertutto di vari colori, no oggi cerco la busta del pane, quelle sottospecie di dolcetti che sanno di stantio prima ancora di uscire dal forno, sarà il forno stantio, la farina, o la cultura di questo paese?
Si ci sono ancora per fortuna i miei preziosi e benemati dolcetti , ma come prendo la busta colle mani avventate scoordinate dalla bevuta, la prendo da un lato la busta di plastica dei biscotti che sta nel bustone quasi vuoto appeso all’albero e così si apre e mannaggia! cadon giù un sacco di biscotti Marie.
E giù il grufolare! cazzo quasi mi lancio giù dal ramo e corro faccio tutto il giro il miracolo il miracolo s’è ripetuto l’animale c’è non mi ha tradito per sempre già le lacrime scorrono sulle mie guance lacrime di gioia lacrime d’amore d’emozione di vita che torna di viscere che fanno brum calde lacrime salate e vive.
Ghiacciano d’un botto le lacrime quando lo vedo! mi si drizzano i peli in tutto il corpo pure sulla schiena dove non ce li ho mentre lui sì e miro quella piccola schiena irsuta sembra un topolino ma non lo è piuttosto un cinghialetto però col muso da lupo e le dimensioni di un topolino marrone nero grigio quasi non si può dire il colore eppure è lì, davanti all’occhi miei!
E l’occhi non vanno d’accordo colle orecchie che il minuscolo animaletto uno scarabocchio fra le foglie secche una cosina che se non stai attento lo schiacci col piede produce il grufolare di una bestia e si sente il suo masticare il masticare di mandibole grosse grosse da paura ed il respiro il respiro di un polmone enorme e invece c’è quella cosina davanti ai miei occhi un animaletto così carino lo vorrei prendere in mano ma non oso son lì immobile pietrificato a guardarlo tutto si è fermato di nuovo la giungla tace le scimmie gli uccelli io nessuno respira nessuno si muove il mondo è in attesa in ammirazione sospeso in rispettoso stupore.
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