san Cristoforo Cinocefalo - icona bizantina |
MESSICO 2014 d.C.
EGITTO 3º MILLENNIO a.C.
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EURASIA XX secolo d.C.
Sogno sogni strani, che mi rivelano tutto, ogni notte, ed ogni mattina li dimentico. A sedici anni cominciai a sognarmi in fuga da un terribile pericolo, per cadere in una situazione peggiore; e cominciai a saperlo persino nel sogno – ove ero inseguito dal fuoco dai cani rabbiosi dal dolore dai soldati dalla perdizione – non c’è altra via di salvezza che quella porta, ma – non aprire quella porta! – e pur sapendo che dall’altro lato sarebbe stato ancora peggio non potevo fare altro che aprirla e varcarla ed entrare nel prossimo inferno… e sempre c’era mamma con me, dovevo salvare lei e così non potevo proprio lasciarmi divorare, a volte la dovevo portare sulle spalle addirittura, come Enea con il padre Anchise. Fino a che, dopo due anni di quegli incubi che ricominciavano sempre al punto ove mi ero svegliato sudato e col cuore a tremila la volta precedente, una notte la incontro: bella giovane nuda sotto una cascata di acqua azzurra e di luce dorata fra i capelvenere, Madre Natura mi spiegò tutto, ed è una meraviglia quel segreto, e seppi che non avrei mai più avuto quell’incubo. E così fu… nei sogni, poiché il labirinto infernale si è trasferito alla veglia, e nella mia vita tutto sempre andava affanculo: dolore morte carcere ospedali crematori cimiteri son stati i miei alberghi. Ho caricato i cadaveri di mia moglie e mio figlio. E di mamma e papà mi son sentito l’assassino. Però ho sempre saputo di possedere la chiave d’oro per uscire dal labirinto infernale: la spiegazione di Madre Natura… anche se non la ricordo.
Non conosco la cliente, né so ove si trovi, né la vedo, è solo una voce al telefono; una che ha richiesto una lettura, e noi i chiaroveggenti ci siamo divisi il consulto per parti. Mi sfido, non ho paura, non me ne frega niente, e così quando tocca agli altri veggenti, voglio vedere io pure e, cazzo! dicono sempre quello che anch’io stavo vedendo, è stupefacente, e appena ora pensavo che non ci volevo credere… ma sto ancora qui perché so che queste idee te le mettono i ragni. Di colpo comincio a vedere una vita passata della cliente, una delle tre che le leggeremo, una che evidentemente mi riguarda, e, mentre penso che dovrei dirglielo, naturalmente la guida della seduta mi chiama a parlare. E così le dico:
- Ti vedo correre, sei una donna vestita di azzurro, in qualche posto del Medio Oriente, più in là della Siria, circa duemila anni fa, sei disperata, c’è una guerra, hai perso tuo figlio. C’è un’altra persona coinvolta, seduta di fronte a te ora, questa persona ha avuto qualche responsabilità nella morte di tuo figlio, tu l’hai accettato, ma non puoi ancora perdonarla nel profondo del cuore. Il tuo spirito mi ha voluto mostrare codesta vita in particolare affinché possa io dirti ciò che ora vedo chiaramente: quel tuo figlio di allora oggi sta bene, è proprio bello con i capelli lunghi del colore dell’oro, ed è tutto avvolto in una luce dorata, è passato ad un livello superiore di esistenza: il piano ha funzionato! Potete mettervi il cuore in pace. -
- Non mi hai detto che sarebbe morto, tu, testa di cane! - Seduta nella panca di pietra la donna mi sta di fronte, vestita d’azzurro, sfidando quello che crede un dio. Sono solo, io solo da questo lato del tavolo. L’emozione mi blocca. Non ho mai potuto parlare, il muso di cane m’impedisce l’articolare parole, ho sempre comunicato telepaticamente, ma ora non posso. Come la donna e suo marito, che le siede ad un lato dopo la cerimonia della sepoltura del corpicino, mi stanno maledicendo in silenzio, maledicendo colui che vedono come un dio… così io sto maledicendo i miei creatori: perché la morte dev’essere il mio lavoro? perché tutti i miei cari mi muoiono attorno? Sono stanco di tutto ciò, non è un gioco… non lo è mai stato! anche se l’ho scelto io, ora basta. Io ho cominciato. Tutti ci scegliamo il destino, là, fra una vita e l’altra, tessendo la tela delle nostre vite, lì sappiamo il perché, forse, però qui non lo ricordiamo più, il compito è lo scoprirlo, ricordare la nostra missione. Già so qual è la mia, mi risvegliai nella piramide e son giunto fin qui con un compito più evoluto, non solo accompagnarli dall’altro lato, com’era in Egitto, stavolta si tratta di qualcosa di meglio… tanto meglio che è più terribile: ora non sono un imbalsamatore, sono un assassino! Devo far salire la mia consapevolezza alla testa, sennò il dolore la rabbia la disperazione mi si portano via, per riuscire a comunicare qualcosa alla donna vestita d’azzurro
- t’ho detto che il suo spirito s’è offerto di andare in un’altra dimensione, per evolversi, per un apprendistato tanto eccelso ed avanzato che non possiamo nemmeno immaginarlo, ed è stato accettato, se l’è meritato, è stato scelto … -
- mi avevi detto solo che doveva andar in un altro mondo… -
- ma non è possibile andarsene con il corpo, si tratta di una dimensione puramente spirituale, ed era pronto –
- era così piccolo… - La donna inizia a farsene una ragione, ma è solo una magra consolazione, la mente le dice che suo figlio sarà un dio, meglio che vivere qui fra guerre sangue e stupri… ma nel suo cuore mi odia, io sono il colpevole, l’autore dell’ingiustizia, colui che glielo ha portato via.
Basta. Sono vecchio, questo corpo morirà presto: non mi ibernerò più. E la prossima volta nascerò uomo, uguale a tutti. Non è più tempo di dei.
Rodolfo de Matteis, Real de Catorce, li 12 febbraio 2014