un racconto verità : Oaxaca Messico 1999
- Allora non mi avete capito, è proprio così, mi stanno rubando l’energia! A mie spese... echissà cosa ci fanno, si arricchiscono pure, e si creerà la fila un giorno, se non fate qualcosa, cazzo! Voi siete la Polizia… ed a chi dovrei rivolgermi? Di furto si tratta, no? Mi rubano l’energia, la linfa il succo vitale ed io cado addormentato… mi pungono con qualcosa, lo sento chiaramente, caldo che brucia, qua dietro in mezzo alle scapole all’altezza del cuore, mi sento trafiggere, ogni volta –
- e vede qualcuno che la… punge ? – mi domanda lo sbirro messicano
- no, no, non riesco mai a beccarli i bastardi, ma se li becco! Devono agire a distanza, avranno uno strumento, una pistola, una siringa qualcosa che permetta lorodi bucarmi e risucchiare la mia energia, ed io lì che cado addormentato, inspiegabilmente, al tavolino del bar o del ristorante… -
- magari era stanco, o avrà alzato un po’ il gomito, eh? – sardonico e complice l’agente di polizia che sta ricevendo la mia denuncia nell’ampia stanza spoglia della caserma
- stanco, io? ma lei non ha capito agente, io un attimo prima al bagno mi ero sparato mezzo grammo di coca! Come avrei potuto dormire? È impossibile! Cocaina! cocaina ha capito? e della migliore e per ben tre volte ultimamente la stessa cosa: e il mio flash? Boh! Se lo son risucchiato, me l’hanno rubato, sento questa puntura lì fra le scapole, e dopo un po’ scivolo addormentato sul tavolino, come un ubriaco, senza bere ancora nulla
- ma allora… - prova ad insinuare qualcosa lo sbirro, ma lo stoppo subito
- ma che dice? sono abituato io! e lo sapete anche voi... –
- beehh –
- appunto, appunto è normale per me, tutt’al più se mi parte la brocca litigo col cameriere, col proprietario, vivo le storie più assurde ed intense, ma cazzo se son sveglio: schizzatissimo! No, no dormire è impossibile, non può essere, le dico, mi rubano l’energia e son qui, per sporgere denuncia, diffidare costoro, mi dovete difendere: Voi, e chi sennò? –
- ma se non sapete nemmeno chi accusare di questa… cosa –
- primo! intendo sporgere regolare denuncia contro ignoti, e poi voi… voi conoscete, voi… le sapete queste storie, se non voi chi? Insomma indagate, li individuate, impedite che continui questo stillicidio, questa rapina a mano armata delle mie energie… e poi è pure questione di soldi sa? Che la coca costa, ed io poi devo ricomprarla, capito? Un’altra volta pagare, be’ al pusher conviene, potrebbe esser coinvolto, anche se io la vedo molto più torbida, stregoneria, forse gli americani, la CIA, la Chiesa cattolica… sembrano tutti coinvolti, ma voi li dovete fermare, basta mi costa troppo, in tutti i sensi. –
- se vuole sporgere denuncia ecco il foglio, scriva, scriva tutto, e firmi –
- e la penna?-
- la penna non si trova più, vero, appuntato? l’hai cercata la penna? -
- non si trova da ieri quella cazzo di penna – dice l’appuntato, che se la rideva tutto il tempo.
- Usi la sua di penna, se ce l’ha –
- io sì ho la mia penna, ma è verde –
- e chi se ne frega, scriva, lei -
- ma l’inchiostro è verde, capito? Scrive verde e si può usare il verde nei documenti ufficiali? che ne so io, lei che dice?
- Boh, appuntato che ne dici? –
- Chissà il regolamento… era nell’altro ufficio, qui non c’è –
- Boh verde o nero, basta che si legga… sennò meglio lasci perdere … -
- No, no, son qui per sporgere denuncia e lo farò – ed eccomi a scrivere, in verde, ed a raccontare la mia storia con tutti i dettagli di quei furti di energia che mi perseguitano da troppo tempo, gli sbirri parlottano fra di loro ma quando mi metto ad ascoltarli cambiano discorso e parlano dei festeggiamenti; ma loro sanno, devono sapere qualcosa di questa turpe attività in corso nella loro città, non sarò certo il primo, difendessero qualcuno? Li guardo da dietro la penna verde di sottecchi e non stanno certo a ridere, fingono un po’ di ridacchiare di me, ma qualcosa sanno, si vede, ma non si sbottonano, fingono, vogliono tener in piedi la tela di questa realtà che cade a pezzi, anch’io d’altra parte, mica no? è che adesso è troppo, quelle calde stilettate dolgono, e la mia energia? Consegno la denuncia e vado via, ora son diffidati, non possono azzardarsi ancora!
Entro al ristorante e parlo con Alejandro, scherziamo, mi offre un bicchiere e mi da i due grammi di coca, due buste di plastica sigillate avvolte in due tovaglioli di carta del ristorante, le prendo e vado al bagno, ho tutto in tasca: la siringa la fiala, preparo e rimetto il pacchetto aperto ma non finito ripiegato appena in due coll’altra busta intatta tutti e due avvolti in un tovagliolino di carta, e poi nell’altro ancora e fa un bel fagottino che infilo a forza nel taschino dei miei jeans, poi mi faccio, nella caviglia per avere il tempo di metter la spada in tasca uscire dal bagno e sedermi al tavolino più vicino prima che mi salga il flash.
Immobile, seduto a guardare la porta del ristorante, una coppia di una certa età distinta ed affettuosa mangia in un tavolo alla mia destra, tutta la mia attenzione è fuori, nel traffico, nei rumori del traffico, le macchine, i claxon che sembrano tutti suonare al momento giusto, precipitare dal regno delle infinite potenzialità in cui mi trovo io a questo momento/tutto nel quale il claxon suona quando deve suonare e suona dentro di me contemporaneamente e tutto ha un senso, ogni accelerata non è un accelerata di motore ma un suono vero una parte della vita, e lontana una sirena comincia ad ululare e si avvicina e si avvicina e quel suono diviene tutto ed io tutt’uno con quell’ululato, son dentro quel suono son dentro l’ambulanza e l’infermiere mi dice che fai? e c’è Sabina lì la mia amica che mi dice mi portano via aiutami ed io non posso far nulla ché son seduto pietrificato in un tavolino di ristorante e son solo nel suono della sirena dentro cui continua a parlare Sabina a gridare aiuto mentre l’ambulanza comincia già ad allontanarsi e l’infermiere dice giù scenda la visita è finita ci lasci dobbiamo andare al pronto soccorso sta male ma lei grida aiuto ed io non posso non posso far nulla al tavolino del ristorante e lascio andar via l’ambulanza la sirena in lontananza il parlottare della coppia alla mia destra.
– Bella botta, eh? Ti sei ripreso sì? - Alejandro si siede al mio tavolino – sì, sì – borbotto ma non riesco ad ascoltare ciò che mi dice la mia attenzione è tutta sul soffitto ché dalla porta entra un gigantesco serpente di fumo la coda persa chissà dove in lontananza fuori, la testa dentro alta su di noi vicino al soffitto, è enorme e grandioso e silente il serpente di denso fumo grigio, fumo di fabbrica di ciminiera fumo corposo gelatinoso sordo e muto, non ha occhi il serpente ma mi guarda fisso
- …e allora Pancho è andato davvero ubriaco com’era in chiesa ad inginocchiarsi di fronte alla Madonna a prometterLe che non avrebbe più bevuto per un mese, con la moglie lì dietro in piedi che sembrava tenerlo per un orecchio… un mese! E poi la mattina dopo quando si è svegliato manco se lo ricordava e voleva andare giù per una birra e la moglie era lì di nuovo e non si sa per dove lo tenesse ma gli ha fatto ricordare tutto e lui a gridare non vale ero sbronzo, ma se lo sei sempre, no non vale, e son andati da Don Antonio e pare che sì che il voto sia valido ed ora Pancho poveretto non dorme non mangia…. –
- non me me frega niente di quel testa di cazzo, ci si vede dopo, Alejandro – e mi alzo in piedi di scatto seguito da Alejandro grosso e muscoloso col naso rotto da ex pugile che comincia a rassettare l’intonso tavolino prima di andare cortese dalla coppia che ha finito di mangiare, mi avvio all’uscita ché ora il serpente non c’è più.
Risalendo la strada fra i palazzi antichi c’è molta gente traffico macchine bus cammino veloce mi sento osservato la gente fa cose strane, c’è n’è uno che sembra proprio un tibetano con quei suoi capelli cortissimi e la camicia amaranto, e mi guarda fisso; e attorno a quel chiosco di giornali le persone riunite non son lì per caso; e molti vanno di fretta troppo di fretta come se ci fosse un motivo lo stesso per tutti anche se nessuno ne parla; scorro veloce fra la gente il ronzio dei loro pensieri è troppo forte e voglio tirarmene fuori al più presto.
Ahh! La fitta è forte netta calda impietosa puntura fra le mie scapole, mi lascia senza fiato ma riesco a girarmi indietro di scatto e la vedo. Finalmente uno di loro! Normalissima ragazza cicciotella, un travestimento perfetto, chi potrebbe sospettare della studentessa? Camicia bianca e gonna nera sotto il ginocchio a lasciare scoperte quelle caviglie salsiccia, ma con movimento repentino nasconde qualcosa nella sua borsetta a tracolla
- cosa nascondi? Fai vedere! – ma la ragazza non risponde e mi guarda falsamente stupita continuando a camminare tanto che mi si affianca – ora basta, le grido, cosa volete da me? – la ragazza tira dritto e mi supera, e io la seguo – basta, fai vedere cosa nascondi, con cosa mi hai colpito? Chi siete? –
Arrivata al semaforo si ferma al rosso e mentre le macchine scorrono veloci una VW verde ha l’avventatezza di accostarsi alla ragazza e soffermarsi un momento mentre lei tira fuori qualcosa di luccicante dalla borsetta e lo passa all’autista che riparte immediatamente. La prova! La prova del complotto! E dell’efficienza incredibile di quest’organizzazione tanto ramificata da aver agenti ovunque! E sempre pronti. – Eh no! no no no, stavolta ti ho vista, chi erano i tuoi complici e cosa hai dato loro? Ora basta, basta, ho le prove e se non vuoi dirlo a me lo spiegherai alla Polizia! -, - Mi lasci in pace! - , - in pace, in PACE dici a me che non mi lasciate in pace mai, ladri! Eh ma è finita la pacchia, ti ho beccata con le mani nel sacco e non ti lascio sfuggire! Fuori i nomi! Ah taci, non parli? Andiamo alla polizia, subito!-
- ma che vuole? Che dice? Io ho da fare mi lasci passare! – e girandomi intorno riparte allo scattare del verde.
- ah non vieni dalla polizia, ti fa paura eh? Sai che non hai scampo… confessa! – le corro dietro la gente che non ha mai un cazzo da fare ci guarda, però prima facevano finta di niente mentre lei addirittura estraeva la sua arma vampira prendeva la mira e mi accoltellava alla schiena, e nessuno l’ha fermata, ipocriti! Che vi guardate ora? o forse forse massa di pecore terrorizzate tifate per me per qualcuno che spezzi il giogo, il giogo di quest’organizzazione blasfema, che di sicuro non perseguita solo me, certo io son un bocconcino prelibato coll’energia che mi sprizza dappertutto, a caro prezzo, ma anche gli altri pagheranno, ognuno secondo le sue possibilità e non avendo la forza di reagire mandano avanti me… come al solito.
La ragazza cammina veloce e mi fa innervosire davvero, fa finta di niente! – No non è possibile, non puoi cavartela così, non vuoi venire in caserma, allora la chiamo io la polizia! – e detto fatto la prendo per il gomito e la spingo di botto dentro un negozio di tessuti esclamando – il telefono, presto, devo chiamare la Polizia! E non fatevi sfuggire la ragazza, è lei! l’ho vista stavolta l’ho beccati! - i due giovani impiegati ci guardano stupiti e domandano alla ragazza cosa stia accadendo – Che ne so, finge la colpevole, è pazzo, mi ha cominciato a gridare dietro per strada e mi ha costretta ad entrare qui, io devo andare a casa… - , - non azzardarti ad uscire finché non arriva la polizia! Il telefono, datemi il telefono - , - il telefono non possiamo darglielo, vada alla cabina se vuol chiamare, questo non è un telefono pubblico - , - no no lei poi scappa, e chi la vede più? Chi la conosce?– la ragazza si muove ma io mi frappongo fra lei e la porta tanto che indietreggia e si siede rassegnata appoggiandosi con aria di sufficienza sul bancone con quel suo culo grasso che fa le pieghe bugnose tutt’intorno allo spigolo.
– dai dai fatemi chiamare -, - le ho già detto non possiamo, ma… se proprio continua ad insistere così la chiamiamo noi la polizia – e non si sa perché ridacchiano fra di loro i due – sì dai chiamatela chiamatela voi la Polizia, per me è lo stesso – e davvero cacciano fuori un vecchio apparecchio coi fili e telefonano... loro.
È fatta, l’ho in pugno, la ragazza è visibilmente pallida, ha perso la sua boria e sicuramente sta pensando a che storia inventarsi, si arrampicherà sugli specchi ma la sua storia farà acqua da tutte le parti non può reggere di fronte all’eclatante evidenza… l’ho beccati in flagrante!
Una grossa vecchia macchina della polizia si ferma di fronte al negozio ove la situazione seppur sempre tesa rimane immutata e ne scendono due sbirri uno alto l’altro tarchiatello, l’alto fa – eccoci qui signor gestore che succede? - , - questo qui è entrato molestando la signorina e non la lascia andar via, così vi abbiamo chiamati - ,
- e no no qui c’è un equivoco. IO, io vi ha chiamati per denunciare la signorina e la sua banda, peraltro già diffidati - , - veramente la chiamata è arrivata dal negozio… - , - sì sì ha chiamato il negozio ma gliel’ho chiesto io diteglielo cazzo! - , - moderi i termini giovanotto e mi lasci svolgere il mio lavoro, signorina, lo conosce? - , - mai visto prima! Mi ha aggredita per strada … - , - aggreditaaa? Ma se mi ha sparato alle spalle la vigliacca, l’hanno visto tutti tutti domandate… chiaro l’arma l’ha data ai suoi complici della macchina verde al semaforo - , - l’arma, quale arma? – fa lo sbirro – la Pistola Vampira, quella con cui mi succhiano sempre l’energia, lo sapete voi, ho già sporto regolare denuncia contro costoro che hanno avuto la faccia tosta di continuare, ma l’ho beccati stavolta, non son più i soliti ignoti e stavolta dovete interrogarla farla confessare, basta! - , - no basta lei! stia zitto e ci segua al Comando, lei signorina può andare, ha 90 giorni per sporgere denuncia, sono desolato per questo inconveniente signorina conti pure su di noi - , - cosa cosa la lasciate andare, l’ho fermata io, vi ho chiamati io cazzo - , - zitto tu e segui il collega in macchina - , - cosa ma voi siete pazzi, chi siete? Non vi rendete conto?
- Io la vittima arrestato e lei la colpevole libera, oh – comincio a gridare ma quei due con subita mossa mi afferrano uno da un gomito, l’altro dall’altro e mi tirano fuori dal negozio, proprio di fronte alla macchina comincio ad opporre una strenua resistenza impedendo loro di farmi salire nell’auto – Aiuto! Aiutooo!, comincio a gridare a squarciagola, fermatevi, aiutatemi! – la gente passa guarda e va, i due sbirri spingono, e come facevano a non sapere, io ho sporto denuncia proprio al loro comando, e se fossero coinvolti? L’intero corpo o i suoi capi che tanto tutti gli altri obbediscono? – Aiutoo! Vogliono uccidermi, salvatemi! Aiutooo! – la presa dei due si fa più violenta mi strattonano mi sballottano tentano d’infilarmi a forza nello sportello posteriore ora già famelicamente aperto, nel traffico si vede arrivare un’altra volante, una signora passa e si ferma a guardare
– Signora signora mi aiuti vogliono uccidermi - , - chi vuole ucciderla? – domanda la signora esterrefatta – questi questi che mi stanno sequestrando e poi chissà dove faranno sparire il mio corpo, son di fuori io, non son di qui, son turista, se ne approfittano – mi zittisco meglio non scoprirmi troppo e far saper agli sbirri che nessuno verrebbe a reclamarmi qui – ma che dice? – fa la signora – sono la Polizia, l’aiuteranno, sono avvocato io, lo so - , - appunto appunto se è avvocato lo sa, lo sa mi aiuti chiami la Polizia Turistica presto, son turista io, solo loro possono trattare con me, questi no questa Polizia qua non ha diritti su di me, e vuol farmi fuori, chiami la Polizia Turistica signora avvocato la Polizia Turistica prestooo!!! –
Nel frattempo dall’altra macchina della polizia parcheggiata in mezzo la strada bloccando il traffico che suona e suona all’impazzata due agenti scendono di corsa e si uniscono ai due, son davvero troppi adesso non posso più farcela e allora mentre ancora grido e grido alla signora di chiamare la polizia turistica faccio in modo che mi buttino nel sedile di dietro colla testa prima, e quando sono con tutto il busto dentro e le gambe ancora fuori: ecco è il momento che aspettavo! l’unico, irripetibile, la macchina è fatta apposta per trasportare prigionieri ed ha una parete blindata fra i sedili davanti e quelli di dietro, da lì non può raggiungermi nessuno allora comincio a scalciare di brutto coi piedi fuori dalla portiera impedendo loro di avvicinarsi o entrare mentre metto la mano destra nel taschino dei jeans e tiro fuori la coca…
cazzo! Il doppio tovagliolo di carta è un boccone davvero grande ma il mio braccio sinistro è bloccato sotto il mio corpo e non posso scartare il pacchetto che tutto intero mi riempie la bocca – ma che fai? – non posso nemmeno rispondere alle urla degli sbirri che hanno visto tutto la mia bocca è piena gonfia i due tovaglioloni son secchi e ovattosi non posso masticare il boccone che è quasi più grande della mia bocca – sputa delinquente tanto ti abbiamo visto - , - tossico! - , - drogato di merda il manicomio stavolta non te lo leva nessuno - , – sputa farabutto! –
acqua acqua grida la mia mente muta la bocca piena affogo brandelli di tovagliolino esalano con ogni respiro mentre si lacera la plastica ed esplode un grammo e sette di cocaina pura della migliore qualità nella mia bocca è fuoco fuoco vivo l’anestesia è così repentina e forte che brucia le mie mucose sono in fiamme su su fino al naso da dietro e le labbra dio come bruciano le labbra in fiamme son tutto coca so tutto di coca la mia testa ne è piena e trasudo da tutti pori una nube tossica e giallina che odora a cocaina mentre scalcio come un mulo e mastico come una vacca e a secco devo ingoiare e non ci riesco succhio saliva dalle mie papille infiammate che secernono solo coca anch’esse oramai più secche che mai brucia pure la gola e raschia il tovagliolino incartapecorito dalla coca ed ogni pezzetto di tovagliolino che sputazzo ne sarà oramai ricco devo star attento a non lasciarne in macchina potrebbero farlo analizzare e devo stare attentissimo a non strozzarmi che sennò con un colpo di tosse sputo tutto e allora ingoio e ingoio e ingoio e mi brucia tutto l’esofago e mi sento caldo nello stomaco mi sento un drago ora e fermo finalmente i piedi e un cazzotto mi raggiunge dietro e le loro mani sono dentro con i miei piedi le mie gambe è tutto un groviglio.
Arrivo alla centrale di Polizia con due labbra come salsicce, uno stomaco tipo fornace atomica in piena sindrome cinese, ed una testa enorme ovattata mentre vedo i miei piedi scendere gli scalini senza sentirne affatto il contatto, e gli sbirri farmi cenno di sedermi su di una panchina facente parte del muro sulla quale siedono altre persone circondate da poliziotti – perché t’hanno preso straniero? – fa un ragazzo bruno e magro tutto nervi seduto al mio fianco, ma io non riesco a rispondere, la mia bocca è incollata. – L’hanno preso colla roba e se l’è mangiata ‘sto stronzo – fa lo sbirro ai suoi colleghi, dopo i saluti di rito.
-Allora, allora non vi preoccupate ci penso io, fa il ragazzo seduto vicino a me, insceniamo una rissa fra prigionieri e gli mollo un paio di cazzotti allo stomaco che gliela faccio vomitare – le budella mi si torcono come se il cazzotto fosse già arrivato ma io non faccio una piega – si dai gliela faccio sputare così voi potete arrestarlo, sennò non potete fargli pagare nulla, dai e io poi…- , - zitto Xavié sennò te lo do’ io un cazzotto – fa lo sbirro, ma il suo compare già dice - … però mica male l’idea di Xavier, se ce la facesse davvero a fargliela sputare… -.
Cazzo! Si mette male, mi guardo intorno e tutti son fermi che mi guardano, la testa mi fa male mi pulsa, un altro prigioniero ride e mi guarda e e il suo riso riecheggia metallico nella mia testa come cristalli che si rompono in continuazione, ride mostrando una bocca dalla quale mancano molti denti, un altro ha il naso rotto e la camicia strappata e una faccia… quello vicino a me incerto ancora non scatta ma la sua faccia non è più simpatica e gli vibra tutta la guancia e si guarda intorno come una tigre in gabbia, uno degli sbirri che mi ha arrestato si leva il cappello ed inspira profondamente, mi sento come chiuso dentro casa durante un terremoto fortissimo, ma non ci credo davvero
– Lo straniero dal giudice! – esce il mio salvatore vero in uniforme dall’ufficio di fronte.
Al cosiddetto giudice, che secondo me è uno sbirro pure lui, però in borghese, brillano gli occhi con uno strano riflesso rosso dietro gli spessi occhiali ed i baffi. Cazzo! È un vampiro anche lui, penso io, solo che questo vuole soldi! - Comodo, comodo – mi dice indicandomi una panca di legno affiancata al muro.
Mi siedo e le voci dei suoi pensieri mi parlano in testa e battibeccano con i miei a tremila: ti vogliamo solo aiutare, non ne ho bisogno anzi sì ve l’ho già detto mi rubano l’energia, lo so lo so la ragazza con la pistola e la macchina verde, vedi che lo sapete proprio io della macchina verde non ve l’ho detto, si si lo sappiamo sappiamo tutto noi, e allora perché prendete me?, ma per proteggerti, non voglio esser protetto così che volete soldi? non ne ho, no è che dobbiamo proteggere uno come te è l’unica maniera per proteggerti da loro è di arrestarti, si e farmi pagare per uscire, è la prassi non è la ragione, prendete loro non me!, ma non si può è fuori dalla nostra competenza la magia è territorio tuo, però sapete tutto allora siete loro complici, no no tutti lo sanno si vede mica siamo ciechi!, ma fate finta di niente, ma allora non capisci un cazzo di queste cose non si può parlare, ed io sì ne parlo romperò l’omertà sono qui per questo è la mia missione mi mandano le nazioni unite! qui c’è del marcio, è così dappertutto così è fatto il mondo, sono un capitano vaticano io capitano delle guardie svizzere ho la licenza a girare armato e la spada di coca è la mia arma, si si lo sappiamo infatti te l’abbiamo sempre restituita ti abbiamo lasciato fare, si ma pure a quelli lasciate fare con la loro pistola vampira per rubare energia, ma allora non vuoi capire?, ma chi sono? questo me lo devi dire! alieni? stregoni? o davvero i vampiri non-morti? strapperò il velo dell’omertà che vi lega tutti…
La telediscussione, o meglio l’interrogatorio telepatico che gli sto facendo con i miei metodi infallibili è interrotto dal propizio, per loro, arrivo di un appuntato, proprio quando lo stavo mettendo all’angolo: - l’ha presa da Alejandro, al ristorante francese, due grammi! – Cazzo sanno tutto! be’ è il loro mestiere… in effetti lo sanno fare - era appena uscito da lì non ha avuto il tempo di farsela, l’abbiamo preso sulla strada – aggiunge l’appuntato alla domanda che brilla negli occhi del giudice che ora pensa, è un casino due grammi! se questo mi muore di overdose qui in centrale è un bel casino, così mi dice gentilissimo ed affabile: - si stenda se ne ha bisogno la panca è a sua disposizione, si stenda si accomodi si rilassi –
- rilassarmi io? Ma vi rendete conto di quello che dite? rilassarmi io con quello che ho ingerito? – in effetti lo stomaco mio è un nodo gordiano di dimensioni gigantesche, in aumento, l’unica cosa che posso fare per rilassarmi è una bella pera, la lingua mi si sta gonfiando sempre di più fra poco non potrò più parlare, cazzo mi devo fare al più presto, me la gioco tutta per tutta – se mi stendo ci resto vi muoio qui sulla panca! -
Si guardano visibilmente preoccupati il giudice e lo sbirro, che facciamo? dicono l’occhi rossi del giudice e l’occhi porcini ed avvinazzati dello sbirro, è il momento d’intervenire e deciso intimo loro: - lasciatemi andare, subito! –.
- Appuntato! Mi vada a prendere il modulo TF8! – dice il giudice, ed appena lo sbirro dagli intelligentissimi occhi porcini lascia la stanza aggiunge – ok vai, vai via, presto! ma mi raccomando al piantone all’uscita digli che hai pagato! -
Scatto in piedi come un serpente a sonagli quando attacca e mi giro verso la porta alla mia destra. - Anzi – fa il giudice – alla porta fagli vedere questo - e scribacchia su un foglietto del blocchetto notes che ha di fronte qualcosa, giusto in tempo che l’appuntato rientra dicendo: - Signor giudice il modulo TF8 non si trova, anzi con tutto rispetto l’incaricato della modulistica ufficiale dice che non ne ha mai sentito parlare… - , - Fa niente, ho risolto da solo, come al solito, se aspettassi voi… su di voi non si può mai contare per un cazzo di niente – e mi porge il foglietto con scribacchiato sopra in corsivo, con inchiostro verde:
Ricevo 2000 pesos quale multa per molestie alla quiete pubblica.
Ed aggiunge in tono pomposo: - Mi raccomando lo faccia vedere alla porta della centrale, sennò non la fanno uscire -
Cazzo! pensa l’appuntato mentre io incurante delle loro beghe corrotte guadagno la porta ed il suo lamentarsi mi rimbomba nella testa: con la scusa del modulo si è fatto pagare quando non c’ero mi ha fregato ancora una volta il bastardo d’un giudice!.
- E lei appuntato che fa ancora qui? non ha nulla da fare? corra al suo dovere! –
- Signorsì signor giudice, agli ordini! –
Attraverso tutta l’enorme centrale di polizia, veloce, sconvoltissimo, colla testa che deve misurare un metro e mezzo di diametro, ma nessuno mi ferma, nessuno mi guarda, potrei essere bin laden, o forse lo sono, ma nessuno mi s’incula, nemmeno il piantone all’uscita al quale tento invano di dare il foglietto, il fatidico permesso per uscire, non lo vuole nemmeno vedere e mi fa cenno colla mano di andar via tornando al suo fumetto porno, io m’incammino stringendo nelle mani la ricevuta, scritta coll’inchiostro verde! ecco la prova!
Percorro tutta la strada, in questa zona qui non ho nemmeno un nascondiglio con qualche avanzo di bustina, devo tornare da Alejandro, è l’unica, Alejandro sapendo quello che mi è successo me la ridarà gratis, me la deve ridare gratis o sennò a crick, e prestarmi dei soldi per la lenta, o un qualche calmante... certo non mi lascerà senza, sapendo quello che mi è successo!
Cammino veloce, i miei piedi volano sul selciato secolare, la gente non mi guarda, molti mi temono, altri mi apprezzano: gliel’hai fatta vedere a ‘sti stronzi, era ora! pensa uno, era ora che ci fosse qualcuno che rompa il losco connubio, e un altro pensa: grazie non ce la si faceva più. Finché è quasi un coro, un dibattito dei loro pensieri nella mia testa accompagna il mio cammino trionfale di Billy Bis agente segreto ONU: signor capitano anche a noi la rubano l’energia sempre tutti i giorni, sì quando andiamo a lavorare, non solo anche quando facciamo l’amore sono lì, e succhiano, cazzo si succhiano pure mia moglie, e gli frullano sempre i soldi nelle mani, io facevo una telefonata alla cabina l’altro giorno e loro lì dietro a spiare i numeri per giocarseli al lotto, sì e quando corro con la carretta al mercato scommettono fra di loro come si fa con i cavalli, perché che ti credi di essere un mulo?, lo sento il rumore dei soldi che tintinnano sempre intorno a me ma non li vedo mai, e che vuoi vede’ tu morto di fame? pure la fame pure la fame mi rubano, e non solo a mio figlio gli do sempre da mangiare ma è sempre più magro…
Per fortuna sono arrivato da Alejandro che non sopporto più il rumore delle loro inutili lamentele a bocca chiusa, tanto non lo riconoscerebbero mai, non le posso usare come prova, nessuno di loro ha le palle per ripeterlo in TV, ma nemmeno semplicemente in privato ad alta voce, sono complici tutti, vittime e complici al tempo stesso, la peggio razza, per fortuna c’è Alejandro al ristorante, lui mi capisce, lui è un amico vero.
Entro ed è lì che esce dalle cucine dell’elegante ristorante francese per venirmi incontro, poveretto si sarà preoccupato, ma tanto lo sa che io non parlo, non farei mai il suo nome, si sarà preoccupato per me, cazzo che amico!
- Sai che mi è successo Alejandro, la polizia! Me la son dovuta mangiare tutta! Son rimasto senza niente! ridammene almeno uno che ne ho proprio bisogno ora, subito… –
E parte un cazzotto, ma forte proprio che Alejandro faceva il pugile da ragazzo, non sento dolore, ma un fischio metallico squarcia le mie orecchie il mio volto e mi corre per tutto il cranio attraverso i miei seni nasali che ora sono amplificatori da 3000 watt, mentre lui mi grida in faccia
- 5000 pesos mi sei costato, stronzo! -
Italia febbraio-marzo 2009, Messico maggio 2009