STORIA IN PUNTI DI FUGA O SCHEGGE DI STORIA E DI FURIA

(tratto da "TempOrali" n°6 gennaio 1991 edizioni Mongolfiera)

distese azzurre di cielo volarono rasoterra allo spavento - con inverni in ogni angolo - mentre qualcuno tratteneva nel pugno il vento e isole d'immaginazione e freddo.
al finire dell'allarme i sistemi tecnologici sollevarono l'azzurro spalancando la notte e qualcuno mise su il caffè trascinando i piedi.
terrorizzanti dagli ospedali dei malati immaginari con treni puntuali che partivano da stazioni vuote. Prima delle cinque del mattino gli allestitori presero a lucidare il cielo - spolverarono l'orizzonte e accesero il sole.
la gente era brava a camminare per strada seppure salutasse di rado - ciascuno diretto ad un punto diverso coi vecchi senza storia se non per collettiva memoria.
da tutte le radio la stessa canzone, si sparse un profumo struggente di pane appena sfornato con gli incantatori di serpenti sotto il sole riparato e la luce lavata dell'aria.
nel pomeriggio vento modulato. su letti l'amore, più tardi campane e il crepuscolo preceduto da uccelli nel piano segreto di qualche pensiero

quando i volontari pulirono dal sangue i teleschermi e i previdenti vi posero sotto catini
quando dalle finestre si vide l'abbassarsi delle nuvole in cumuli di fumo
quando lui la costrinse spingendola contro il muro
quando pervenne una canzone - una canzone da spezzare il cuore
quando lei braccata sbarrò gli occhi passandosi la lingua tra le labbra
quando sui tram la gente parlava di fuoco e rovina ad alta voce e nessuna sosta venne rispettata e diventò superflua anche la sincerità del pane
quando le acque si divisero e si dormiva di giorno per vedere di notte il replay degli scoppi
quando una Decisione ci rese prigionieri
quando s'alzarono le voci e tutti volevano farla finita e quella che non moriva
quando allagarono il mare infuocando il deserto con l'arma nel cassetto
quando i vecchi dissero e gli squilli dei telefono coprirono
quando lei sedette lui uscì sbattendo la porta riaprendola sbattendola ancora e i vetri si ruppero e la casa tremò mancò la luce e si spense il fuoco
e i vetri si ruppero e la casa tremò mancò la luce e si spense il fuoco quando le colline vennero piallate e aggiornata la topografia
quando tornarono gli abissi per i ponti interrotti - i ponti distrutti
quando la vecchia dalle labbra sottili abbassò la testa pose una domanda corse nell'altra stanza
quando le macchine per scrivere vennero oleate
quando i bambini videro il condottiero indicare agli eserciti il lato opposto dove sarebbe sorto il sole
quando il dolore ci divise - il dolore che separa il dolore che seduce
quando il nuovo Re del Mondo ordinò agli eserciti l'inizio dell'approdo dalla parte della sponda e qualcuno si baciò su di una panchina di provincia e il calciatore cadde al suolo
quando contenuti dalla polizia i ragazzi salutarono il rock mentre si smarriva
quando il 'poeta assoluto' transitò davanti a un'osteria con pensieri morbidi guardandosi attorno avventandosi all'interno del Rifugio
quando si sparse voce che i ciechi vedessero e arrivarono gli incantatori di serpenti pulite le strade - i pavimenti - incollato ogni frammento di vetro e il Condottiero guardò dalla parete dove non sorge il sole e sui tram indistinguibile brusio poi un silenzio tranquillo tipo addio
quando s'accesero le luci nelle chiese chiuse
quando quella inarcò la schiena tese il braccio e tra le dita la pezza pendula color-di-seta perché si giuocasse tutti a ruba-bandiera

mentre le case erano fortezze cancelli video-citofoni portieri e porte blindate con serrature tecnicolor panavision mentre sètte dirigevano progetti assaltavano il futuro preparavano la bonifica del bisogno e dell'immaginazione mentre sta più male quasi per morire l'amico tossico sieropositivo senza dio
mentre il ragazzo ha deciso l'ora il modo la bottiglia col messaggio per mandarci tutti all'altro mondo o per tenerci in questo
mentre ciascuno chiudeva ogni spiraglio contro il maglio
mentre si mangiava parlava beveva sposava e l'unica Tempesta diventava chi ci moriva in casa
mentre l'Idea stentava a venire e c'era chi la spingeva a forza di badile
mentre le donne andavano per strada con la messa-in-piega computerizzata
mentre dal cortile il solito canto d'uccelli come giorno festivo - prima vera vicina - inverno più forte - le sei del mattino - i poeti nel sonno e una pioggia banale che comincia improvvisa
mentre milioni di mani alle prese con giarrettiere jeans pistole mucchi di fogli capelli cappelli assegni e coltelli
mentre una donna mi cadeva dal cuore e un'altra s'alzava
mentre sting cantava

quando venimmo circondati dalle ombre della nostra vita che non bastarono a nasconderci a giustificare il non sapere esattamente che fare
quando la nostra voce riusciva a valicare a stento l'attenzione dei compagni-di-strada e in quello 'stento' l'ora del delitto era cominciata
quando fummo coinvolti nella vergogna e mia madre pregava il buon-dio e s'aspettava la bassa marea
quando cominciò a nevicare - alle sette di sera gelava e tutti a correre a casa
quando si vendevano mattoni del Muro polvere di Luna e notizie dal Fronte
quando al di là del mare - dall'altra parte della Terra oltre gli ammassi di banchi d'aria - sconosciuta memoria - diversi vini usi mercati musiche strade - lui alzò le mani dicendo 'm'arrendo' come facevo io quand'ero bambino
quando avvenne ci fosse qualcosa più triste delle nebbie - delle parole d'addio - della nostalgia di un ricordo d'infanzia
quando l'ora arrivò e s'udì il tonfo di un 'topolino' caduto per sonno di mano a un bambino
quando i vecchi ricordarono e le nostre voci cancellarono
quando si mise a ferro-e-a-fuoco il rifugio dello zingaro dell'africano e in cinquecentomila dicemmo 'io non sono stato'
quando fu come 'ombre rosse' - pellerossa - neri - portoricani o italiani
quando allah e gesù cristo perdettero il confronto col nuovo Re del Mondo
quando l'isteria prese la gente e si cambiò l'aria ai rifugi antiatomici e idee come bunker e comodi pensieri su territori minati e le menti ondulanti i portaerei con trattini di confusione come siluri in ogni direzione quando la spazzatura da buttare i piatti da lavare il lavoro da finire la sigaretta da bruciare la bicicletta da riparare
quando l'assegno - la carica alla sveglia - qualcuno da non tradire - un segreto da conservare - un dono riparatore - dalla radio improvvisa ancora la stessa canzone e i fazzoletti di carta lo shampoo alle erbe - lettere da spedire e parole come ferite
quando si sentiva domandare 'di-che-segno-sei' - la macrobiotica alla moda - la lettera dall'india di un amico in galera - una lite furibonda - i ragazzi con la brillantina e i casuals e i signorini vestiti da morti già con fantasmi di fiori e candele e i poveri - i poveri male-in-arnese
quando il Condottiero indicò la vittoria e il gesto fu così vago che convinse la folla

e ancora distese di cielo quando nel tardo pomeriggio era uscito dall'ingenuo rifugio della boscaglia il militare 'alla macchia' - di leva.
trovò tutto normale. Zaino leggero - lui un po' dimagrito - passo incerto - trionfo di dentro e la città giù in fondo con agguati di armi - campanili come missili e intrighi di antenne e di croci - tremula per via di riflessi d'umida luce. il mondo riposava in discesa ed era più facile adesso tornarci.
il posto-di-blocco per caso stava giusto all'ultima curva che precedeva l'asfalto.
vide e pensò che dunque era stato tutto un inganno.
corse ma un poliziotto biondastro più lesto degli altri sparò. lui cadde. quello ancora sparò.
il ragazzo capì e non capì come forse succede quando si muore - disteso per terra - tra guerra e non guerra.