Questa tosse infame dolorosa e soffocante
Che mi perseguita di giorno e mi sveglia di continuo la notte
Figlia credo dell’impossibilità a parlare con mia figlia.
Forse la cerco, sai?
Come sempre ho cercato la malattia, la pace dell’infermo
L’alt al lavoro, se mai ho lavorato, o almeno ai sensi di colpa del non farlo
L’alt alle responsabilità, agl’impegni
Il diritto di restare a letto a leggere a vedere i film
Il diritto a rimandare a pensarci dopo
Ma ora questa tosse infame dolorosa e soffocante
Mi sveglia la notte in crisi convulsive strane
E mentre soffoco tossendo
Il mondo comincia a vibrare a disarticolarsi
Stesse per un momento strappando la maglia della realtà stessa?
E mi devo appoggiare al lavabo colla fronte per non cadere
Ed il mio corpo vibra e si disarticola e mi aggrappo alla Terra
E mi muovo come uno spastico… chi mi muove?
Perdo il controllo dei miei arti, sensazione sublime
Quell’abbandono… a chi? Io drogato senza più droga
Che forse stia cercando ancora lo sballo ad ogni costo?
Chi fa ballare il mio corpo come un burattino rotto?
Strano piacere ai limiti del soffocamento: a quanti già costò la pelle?
Lì sul confine fra la Vita e la Morte: sguardi furtivi al Bardo Todol?
Correre sui confini, sul filo del rasoio
Quella provocazione protervia pirata che mi diverte tanto, ch’è parte di me, che le ha fatte scappare tutte
Questa gioia solitaria, piacere che mi scalda il corpo e lo fa frizzante ed audace
Questo specchio da cui mi guardano gli occhi paonazzi per la tosse
Questo specchio da attraversare senza romperlo, senza sfregiarmi il viso coi cristalli infranti, senza più spargimento di sangue, di bile amare
Specchio che senza rompersi già rifrange questo mondo in mille contemporanee visioni tutte diverse tutte vere
Questo specchio al di là del quale già intravedo brillante un altro mondo che mi chiama con un canto ch’è quello dell’autopoiesi delle mie cellule
Dove ti vedo mi vedo inalando ed esalando in una sola grandiosa azione cosmica
2 novembre 2010 Messico Isabel