- Ecco, è il momento! - è finita l’attesa
troppo lunga per quei reni che urlano
di dolore, il respiro che raschia la gola.
Una faccia su cui scorrono quelle perle
che ti bruciano come aghi arroventati
quando sgorgano dai pori e ti accecano
ed una mano che trema stretta all’arma
intimano al farmacista - Fuori i soldi!
e niente scherzi, tanto sei assicurato, tu -
Corri via, e pensi solo al tempo, troppo,
che ci vorrà per prendere l’autobus,
arrivare a Rancitelli - e se non lo trovo? -
Brontolano le tue viscere mentre rallenti
ma da quanto non mangi? E poi al ristorante,
nausea e conati, non puoi nemmeno pensarci,
poi una donna, da quanto non ne tocchi una?
- la porto in hotel, e offro io, tutta la notte! -
domani paghi luce, gas, una vita normale.
- Ma quale? - lo sai - non ci sarà mai,
mai più per me una giornata normale! -
mentre guardi la gente così tranquilla
ti domandi, senza invidia solo incredulo,
come sia possibile, come facciano a vivere,
a camminare senza benzina, senza niente.
Ma riconosci il motore e via corri di nuovo,
ululano le sirene, si alza un vento gelido,
lance di luce ti puntano, poi l’esplosione,
così forte, così assurda nell’umida notte
- Mi ammazzano, e pe’ senza niente!
No, non hanno quest’ordine, so’ casini.
Volete impaurirmi? Allora lo faccio io! -
sali sul ponte di ferro e gli urli in faccia
- NON MI AVRETE VIVO ! -
Ma ... non si fermano, quasi ti pigliano,
allora salti davvero e voli e non hai paura;
fa male ma devi correr ancora, è quasi fatta.
E invece no. Sono pure lì, sul lungofiume.
- Quanti sono? - Non ti fa paura la galera,
né le botte; solo alla tortura dell’astinenza
pensi, ché in questa città piena di droga
nemmeno ti danno il metadone, dentro;
se ti prendono non ti fai, questo il terrore.
Luci, colori, vita dall’altro lato come fatati,
gli spari di qua nel buio cattivi, mostruosi
- NON HO NULLA DA PERDERE ! -
dall’acque oscure rispondono parole ignote:
- Ostia Aeterni - il fiume è buono, te la darà
e subito, come la roba, l’Ostia dell’Eternità.
Pescara, gennaio 2002