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NASIKGRAHA

poema epico di poche parole

 

Alianti di luce corrono nel cielo

Veloci aerei angelo annunciando in silenzio la nuova era luminosa transdimensionale

Esploratori di mezza età che escono fuori dal terzo occhio sul pianoro della fronte

E con corde d'oro scalano la montagna del naso

Per guardar dall'alto il corpo intero dell'Universo

Universo uno giacente nell'Oceano di latte

La dea madre imperatrice cullando il piccolo re infinito

Che respira luce lattea dorata ed esala mondi

Mondi innumerevoli di tutti i colori visibili e invisibili, di roccia e d'acqua

Stelle di fuoco a dar loro vita, l'amore che si realizza creando.

I piccoli esploratori già ringiovaniti di fronte a tanta gloria

Intentano la discesa avventurosa fra le enormi caverne delle narici mie

Vento che soffia potente!

La discesa intraprendono gli esploratori impavidi

Al fine di raggiungere la misteriosa colonna di luce

Che videro lontanissima quando dalla cima del Monte Naso

Allungarono lo sguardo su tutto il corpo mondo

E laggiù laggiù verso il suo centro sgorga quel raggio verso l'infinito

Ed ivi diretti ballano gli esploratori appesi alle loro corde d'oro

Per finalmente aggrapparsi ai baffi non prima di aver rischiato il risucchio

L'attrazione fatale, il ritorno al non essere che poi scoprirono non esistere proprio

Così il loro viaggio continua nella foresta dei baffi miei

Ove corrono gorilla monocoli e centauri urlanti

A caccia di dragoni ancora una volta

Tutti vittime e carnefici riuniti intorno alla pietra

Il minotauro e Garuda e Anubis ed altre chimere e semidei

Le trattative di pace nel bosco.

Il profumo dei fiori, orchidee inebrianti

Elefanti ubriachi ancora distruggendo villaggi pigmei

Vespe ubriache portate via da formiche voraci fra risate degli uomini gatto

Fra i rifiuti ammucchiati paranoie di vite passate, debiti karmici

Che si sciolgono al passare in volo dell'Angelo

E la Pace è siglata.

Possono uscire così gli anziani esploratori antichi oramai

Dalla foresta dei baffi dall'ombra a riveder la luce

Raccolgono le loro cose impugnano i bastoni e partono

A girare intorno all'antro, l'enorme abisso della bocca da cui pericolosissime

Le bolle di vento come tornados rischiano di catturarli

E si legano l'un l'altro i nostri vetusti ma forti esploratori

Colle loro corde d'oro per non volar via o addirittura esser risucchiati

Dagli alterni cicloni causati dalla respirazione mia.

Forse un libro intero non basterebbe a narrare le loro avventure

Durante le settimane i mesi spesi nel periplo dell'abisso.

Fatto sta che un dì i vecchi camminanti potettero

Finalmente incamminarsi nella selva oscura della barba del mondo.

Il popolo dei cavalli alati, bianchi e maestuosi, venne in loro soccorso

Quando nell'ombra fitta dei peli enormi alti come sequoie

Furono attaccati dai terribili robot-vampiri che quadrupedi

Son sempre a caccia di umani liberi, ovvero

Non marchiati dalla bestia immonda col suo vaccino immorale.

Se ti acchiappano i robot ti sottopongono a inenarrabili torture

Al fine di succhiarti poi il sangue ricco di paura

Elisir di lunga vita per quegli aberranti mostri dei loro orridi padroni.

Non ne hanno certo bisogno i nostri eroi

Ché una volta tratti in salvo dai magnifici ippogrifo

Su nell'alto del cielo di fronte a tanta eccelsa visione di spazi aperti

Ringiovaniscono di botto ancora una volta e ridono

E ridono ancora e le loro risa son tutt'uno coi nitriti cristallini

Dei loro leggiadri salvatori che profumano d'immenso.

E così veloci sulle ali luminose

Discendono dell'incommensurabile altezza del mento mio

A esser deposti sul Monte Adamo

E lì sul pomo tennero una festa

Un'intera luna di celebrazioni, banchetti, canti, danze e riti sacri

Gli uomini e gli ippogrifo insieme a scambiare gioie e conoscenze

Riportate poi nei secoli futuri sulle pagine virtuali

Dell'Enciclopedia mistica di Adamo

Che guiderà generazioni intere

Ai segreti del volo astratto.

Salutano i bei cavalli bianchi dall'ali dorate un giorno propizio

Raccolgono le loro cose impugnano i bastoni e partono

I giovanetti intrepidi esploratori e vanno in giù

Avvertiti erano stati fortunatamente dai saggi ippogrifo

Dei pericoli della base del collo affollatissima base spaziale

E sanno di chi chiedere e dove andare in quel marasma di razze aliene

Ma al posto della giovane fata trovano i suoi amici in lacrime

Nel retro della "Taverna alla fine dell'universo" l'aria è triste e disperata

<<Trilly è stata rapita dai granchi-ragno metallici antareani!

Vanno a ruba le fate terrestri lassù nello spazio

Noi piccoli nani castoriani siam venuti fin qui per seguirla ed adorarla

Ma quegli orribili crostacei di pesante metallo grigio e radioattivo

La vogliono portar via nello spazio esterno se non l'han già fatto

Mammamia!!! a subire chissà quali nefandezze

O ad alimentare il loro perverso mercimonio>>.

Ne va della magia sul nostro vecchio mondo!

Pensano gli imberbi esploratori

I granchi-ragno son famosi per irretire i mondi negli schemi

Paranoici e falsamente razionali del pensiero unico

E dai loro templi elettronici con gran torri dalle antenne pulsanti basse frequenze

Irradiano a tempo pieno tutt'intorno l'energia del dubbio

Paralizzando interi pianeti alla schiavitù psichica

Per poi buttarne nella spazzatura della storia il guscio vuoto

E iniziano sempre così eliminando gli esseri magici prima ed il loro ricordo poi.

Ed in più Trilly è amica dei nostri amici ippogrifo!!!

E tanto basta ai nostri eroi per gridare all'armi

E coll'aiuto dei nani castoriani cercare informazioni ed alleati.

Il nido dei granchi-ragno è circondato da alte mura

Sulle quali oscure stan piazzate le sentinelle loro

Un conto è dirlo un conto trovarseli davanti

I granchi-ragno corazzati di due metri senza contar le chele

Per fortuna gli esploratori non son soli

Mentre il popolo delle fate luccicanti in volo abbagliano le sentinelle

I nostri lanciano le corde d'oro a scalare i muraglioni

Per dar passo ai lupi argentati di una costellazione lontana

Che già di suo hanno un conto aperto cogli antareani

Su cui si scagliano facendo strage.

Ma ecco che arrivano i pisci-rettiliani i distruttori mercenari

Pagati in femmine umane dai granchi-ragno

E la battaglia infuria fra i vortici di energia

Che lanciano giù le astronavi della flotta extraterrestre alleata degli umani

E gli artigli le chele le fauci i bastoni e l'occhi paonazzi

Dragoni sputando fuoco ce ne sono d'ambo i lati

Mentre i fantasmi dei popoli matricidi che hanno distrutto i loro pianeti

Cercano corpi esausti da possedere per godere ancora della vita loro proibita.

Si prolunga ancora la tenzone tra frecce e dardi infuocati

Vibrazioni e dissenso sono dei nostri le ultime armi

Già colle spalle al muro pronti a vender cara la pelle

Meglio morir combattendo che vivere da schiavi, cantano gli eroi.

Ed ecco che dal cielo scende una stella d'oro

E fieri gli uomini-leone della Lira scendono e con loro l'oro illumina tutto

E le armi tacciono, e tutto pure, e Trilly è libera

E con lei il mondo intero.

Dovettero passare molte notti abbracciati ai lupi

Gli esploratori per calmare il cuore e recuperare le forze e tutti gli anni di vita

Persi in quelle ore di guerra furiosa.

Caldo il pelo d'argento dei lupi spaziali

Parla loro d'amore d'amicizia e di gioia

La gioia dell'esser parte d'un branco, l'essere Uno.

E gli esploratori assorbono queste verità

Attraverso le braccia strette al pelo caldo

Ed allora son più calmi, eroi lo erano sempre stati

Ma affannati dall'urgenza della lotta, e del risultato preoccupati

Mentre ora ridono sereni e partecipano alla gioia ed i grandi festeggiamenti

Indetti da tutti i popoli che frequentano la base spaziale del collo mio

Là fra le clavicole, e anche da parte dei popoli lontani

Già ché una volta abbattuta l'oscura torre antennuta del nido infame

Le libere trasmissioni sono riprese e tutti gioiscono

Nel risentirsi parte di una fratellanza bella e poc'anzi dimenticata

E caduta la censura si comunica di nuovo fra gli spazi enormi

E le dimensioni solo apparentemente così lontane.

Ma i nostri debbono partire ancora

E salutata Trilly i nani i lupi e tutti i popoli fratelli

Raccolgono le loro cose impugnano i bastoni e vanno.

Mezza vita o più richiede loro il viaggio dal collo al cuore

Partirono giovanissimi ed arrivano uomini maturi

Accolti da cori angelici e dee danzanti

Mentre antichi maestri fra poco loro pari

Li accompagnano sin lì alla base della colonna bianca e d'oro

Che di luce sale su dal cuore del mondo

Sino a sparire fra gli infiniti cieli.

Gli esploratori si prendono per mano e si abbracciano

I saluti le benedizioni e gli sguardi

E poi tutti insieme eppure ognuno solo

Entrano nella Luce.

Nella palafitta, la casa di Akón @ Cité de la Source, Gabon, Africa li 10, 11 e 12 maggio 2020