Fra le mie braccia l’arrapatissima Miztì mi si trasforma in un insetto cosmico fatto di luce
che mi tiene stretto colle sue chele fluorescenti da mantide religiosa
in un orrido abbraccio… panico senza parole
ma talmente dolce che ammalia il mio cazzo che affonda sempre più con estatiche botte nell’abisso interstellare
risucchiandomi in un mondo lontano dove galassie sole e questa metropoli corrono rapidissime in un cielo verde e senza stelle
… e lune coi baffi osservano curiose
il mio braccio divenire un verme gigante all’innocente contatto con un vermicello del mezcal… e i due siamo uniti in un orgasmo spirituale
che riafferma la mia identità perduta, il sacro rispetto per me stesso e le mie avventure corrotte antisociali e corruttrici
e acutissima esplosione di suono elettronico vedo il mio agire come quello di dio: immutabile, inequivocabile, storica decisione profetica
testimoniata da una corte d’immortali ibridi mitologici mentre l’arcangelo vola bianco su di me regalandomi la pace
e l’accettare l’intuizione mia ed i miei sentimenti qualsiasi essi siano in un rifiuto radicale per la socializzazione interiorizzata
la misera disperata illusione che il consumo ed il successo possano rendere reale una pseudo vita da schiavi
teschi ansanti a rincorrersi e scoparsi l’uno coll’altra, violentandosi reciprocamente, calpestandosi, uccidendo
affannati nella ricerca dell’ultimissimo modello di televisore al plasma.
Nel buco nero della mente paranoica, nell’acquitrinio dei sentimenti abbandonati a marcire rinnegati, nel gorgo dell’emozioni inconsce, io comunico telepoeticamente la mia visione la mia follia il mio valore diffondendo gioia ed esplodendo in luce.
Città del Messico, li 14 ottobre 2010, traduzione dall'originale spagnolo a cura dell'autore
copyleft: Rodolfo de Matteis