Il FUNGHETTO di BIANCANEVE

… e le onde del mare cullano i miei sogni
e dall’amore di mio padre per questo mare nacque questa casa
che infatti le genti chiamano il funghetto, o Biancaneve, che poi seguono i sette nani dal sud-est
quando ancora intorno crescevano le canne ed il mare era a due metri dal cancello che bisognava incatenarvi il gommone sennò se lo portava via

… e quando le onde urlano la tempesta nel mare e nell’anima
entrò tre volte il mare in casa in quegli anni prima dei frangiflutti messi per sanare il condonato
ed iniziò il mio sognare e qui studiavo la chitarra e le prime fidanzate ed ubriacature e tanto tanto ridere  

… e le onde del mare cullano i miei sogni
ora che ti devo distruggere, ma che dico? rimettere a posto, per me non me n’è mai fregato niente, ma per metterci la gente ti devo metter a posto casa
cosiccome la stanza di mia sorella e degli ospiti, quella in cui non sta mai nessuno, è l’unica che ho ripittato, da anni oramai
è la mia psicologia, fare per gli altri quello che non farei per me per questo voglio un figlio ora, magari riesco a creare un po’ di ricchezza, ricchezza materiale
ovvero dare l'avvio alla materializzazione della ricchezza che chi arriva a questo mondo porta con sé.
Quello che creo io da solo è ricchezza astratta, poesia.
Poesia tu sei stata la mia compagna sempre in questa casa e solo tu alla fine ancora resisti
mia figlia è venuta e se n’è andata… proprio qui in questa stanza in una notte di Natale, fredda buia e tempestosa ti dissi Anita, se continuiamo così stanotte arriva Parvati, e tu dicesti, eddai!

… e le onde del mare cullano i miei sogni
questa la casa di mamma mia, bianca la casa Bianca mia mamma poi bianca davvero nella tomba fredda mamma; e scoprimmo che la casa non era tua mamma, ma sì dai che lo era nello spirito

infatti nessuno mi sgombrò quando ti occupai funghetto, m’iscrissi all’università a Roma ed invece di nascosto venni qui all’Università degli Hippies a fumare le canne ai Giardini, e di quelli molti siamo ancora vivi
e qui era una Comune Hippie con tutti i drammi della gelosia del nostro libero amarci

… e le onde del mare cullavano i miei sogni
mentre ero lì paralizzato alla tavola per aver mangiato troppo haschisch pakistrano, nodo allo stomaco paralisi totale tutta la notte solo i miei occhi svegli che guardavano fuori fino a che al primo raggio di sole cominciai a muover un dito

… e quando le onde urlavano la tempesta nel mare e nell’anima
il grigio la violenza gli anni di piombo un sacco di risate e poi i chili di fumo nascosti in giardino e la vita si volse pesante una fatica che ci volevan le pere per stare in piedi
e Mefisto il pescatore che non aveva tempo per dormire e veniva qui la notte a farsi nel bagno e ad accalommarsi sul divano prima d’imbarcarsi ancora fra i flutti alle due di mattina, fredde invernali mattine, non senza prima averci riempito d’aragoste e usbani e merluzzetti
e ci parlava de lu talafin, l'unico amico dei pescatori in alto mare

… e le onde del mare cullano i miei sogni
e la gioia della bimba che gioca col cane, ed i fiori le rose rampicanti, e gl’inverni e le estati mentre andavo e venivo, un paio d’anni pel mondo qualche mese qui, ed ancora ed ancora
mentre qui accumulavo reliquie pietre piume sabbie semi dono dei continenti e tu casa divenivi tutta un altare e maschere e teste d’animale e pelli di cobra e di serpenti a sonagli e quadri e statue di divinità asiatiche e la Madonna col bambino di nonna che un giorno perdonai e tirai fuori dall’oblio
e tutto ora devo levare coll’onde del mare che cullano i miei sogni

… e quando le onde urlano la tempesta nel mare e nell’anima
e tu stavi morendo qui Anita, e tu morivi mamma proprio mentr’io attraversavo questo mare, e in una casa a duecento metri tu morivi papà
e le porte sfondate le serrature tutte rotte dalla mia rabbia che imperava terrorizzandoti piccola Parvati, ed il mio cuore che si faceva piccolo e duro
e la forza che cresce ogni giorno di dolore di tragedia la forza che cresce l’appigliarsi alla vita e dalla memoria nasce il futuro in un rincorrersi delle ere al contrario col futuro che tira avanti il passato com’è sempre stato

… e le onde del mare cullano i miei sogni
colle mani mie nella terra impastate alle piante quando scoprivo di non esser solo colle mie piante che se stan male mi chiamano attraverso gli oceani
ed i gatti, Leóna, Tigrillo che ho visto nascere ed ora ha tre zampe, come me
che infuriato dalla rapa, come si dice qui vicino, quando le onde urlano la tempesta nel mare e nell’anima, ipnotizzato io dal desiderio di portare a casa le donne
senza volerle, volendo solo sempre entrare io in loro senza mai lasciar loro entrar qui, nella mia casa nel mio cuore
fino a scoprire ora che mi fa più bene la dolcezza di una semplice carezza regalatami con affetto sincero che non una ricca scopata
e quelle che mi gridano la nostalgia nelle vene sono le persone che non ho portato, le feste che non ho fatto, l’amore che non ho voluto accettare

… e le onde del mare cullano i miei sogni
mentre ti saluto e da domani ti smonto casa altare reliquiario forziere dei mie tesori funghetto panta rei tutto scorre mondo elastico me ne vado prima di sentirmi vecchio non posso che sono alla ricerca dell’Oroina
e Orione che dice alla Luna, tu sei la mia stella

Villa Franca, li 2 maggio 2011   
quadro di Angelika